Per un insegnante è difficile sapere come comportarsi con un bambino con disturbo oppositivo provocatorio. È opportuno conoscere le strategie educative corrette per aiutare l’alunno a inserirsi all’interno della classe, rispettare le regole e fare un percorso scolastico con profitto. Vediamo quindi quali sono le indicazioni pratiche per gli insegnanti per trattare il disturbo oppositivo provocatorio a scuola.
Conoscere le strategie educative per il disturbo oppositivo provocatorio è un primo passo verso la riabilitazione e l’inserimento sociale del bambino.
Le problematiche di tale disturbo comportano delle notevoli difficoltà all’interno dell’ambiente scolastico: il bambino si rifiuta di seguire le lezioni o fare i compiti, distrae gli altri compagni e non rispetta alcuna regola di convivenza sociale.
L’insegnante si ritrova in un situazione difficile da gestire, soprattutto se non può contare su un aiuto da parte di personale specializzato che la indirizzi verso le strategie educative più adeguate.
Gli atteggiamenti rigidi e autoritari da parte di un insegnante servono soltanto ad aumentare l’ostilità di un bambino con disturbo oppositivo provocatorio. L’obiettivo è invece quello di creare un rapporto positivo e di fiducia, in modo che si senta apprezzato e capito in ogni momento.
Per accrescere l’autostima del bambino e diminuire i suoi atteggiamenti conflittuali e litigiosi, è opportuno che l’insegnante segua determinate indicazioni pratiche, che riguardano:
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Le doti richieste ad un insegnante con un bambino con disturbo oppositivo provocatorio sono la dolcezza, la fermezza e la pazienza. Solo riuscendo a mantenere autocontrollo nelle diverse situazioni si potrà evitare l’insorgere di conflitti interni alla classe e un regresso dell’alunno oppositivo.
Il percorso del bambino con disturbo oppositivo provocatorio a scuola può essere gravemente compromesso senza l’aiuto concreto dell’insegnante. Aspettarsi dei risultati eccellenti e immediati è lo sbaglio che si deve assolutamente evitare.
I progressi del bambino devono essere incentivati con obiettivi semplici e soprattutto graduali. L’insegnante deve tenere conto dell’individualità dell’alunno e prestare una maggiore attenzione ai compiti svolti, senza forzarlo a farli più velocemente o con risultati più profittevoli.
Attraverso il soddisfacimento dei bisogni emotivi e scolastici del bambino, l’ambiente scolastico non sarà più un luogo ostile e si potrà intraprendere un percorso di riabilitazione spontaneo e privo di forzature, che servono solo a incentivare atteggiamenti difensivi e aggressivi.
Per genitori e insegnanti è essenziale confrontarsi con personale specializzato, per conoscere le strategie educative più efficaci a scuola. Fissa un colloquio gratuito con i professionisti del CMR a Mentana e iniziamo subito ad approfondire insieme la problematica del bambino.
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