Quando si parla di ritardo del linguaggio si indica un insieme di difficoltà specifiche che compromettono la capacità linguistica del bambino. Nonostante sia molto frequente nell’età evolutiva, nella maggior parte dei casi rappresenta solo una fase transitoria che si risolve nel giro di qualche anno, con gli opportuni accorgimenti. Vediamo di analizzare insieme le varie tipologie di ritardo del linguaggio, per chiarire cos’è e come riconoscerlo.
Il linguaggio è uno degli aspetti fondamentali della vita di ogni individuo e un suo corretto apprendimento facilita l’ingresso a scuola e l’ambito relazionale. Nei primissimi anni di vita il bambino attraversa delle fasi evolutive che lo portano ad imparare gradualmente l’uso della parola.
Ci sono specifiche tappe del linguaggio che ogni bambino supera con facilità e che si possono prendere come spunto per individuare un probabile ritardo nello sviluppo del linguaggio.
In condizioni normali, un bambino attraversa queste fasi:
Il bambino che giunge ai 3 anni possiede una capacità di linguaggio espressiva e ricca di vocaboli. Dialoga con gli altri, fa delle domande e parla correttamente con frasi sempre più lunghe.
Conoscere le fasi evolutive del linguaggio permette di scorgere i campanelli d’allarme per riconoscere un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
Ecco alcuni segnali:
In presenza di questi indicatori si può ipotizzare un ritardo del linguaggio e intervenire per aiutare il bambino. È possibile avvalersi di metodologie idonee a migliorare le sue capacità linguistiche e accertare che non ci siano altre problematiche.
Aldilà dei casi gravi, in cui un bambino non riesce a sviluppare il linguaggio per motivi di tipo neurologico, le cause del ritardo del linguaggio sono legate ad altre motivazioni, di natura ambientale e genetica.
I disturbi specifici del linguaggio, indicati con la sigla DSL, sono delle difficoltà che il bambino manifesta nello sviluppo delle competenze linguistiche. La sua scarsa capacità di acquisizione linguistica non dipende da cause di tipo neurologico o sensoriale creando in alcuni casi delle limitazioni.
Prima dei tre anni non è possibile fare una diagnosi precisa, ma è opportuno recarsi comunque da un logopedista già prima di questa età per sapere come comportarsi, per avere spunti e consigli da attuare in molti casi nell’ambito familiare.
Credi che il tuo bambino possa avere queste difficoltà?I genitori si accorgono subito che il loro bambino ha un ritardo relativo al linguaggio, soprattutto quando questo gli preclude la possibilità di essere chiamati mamma e papà. Nel rapporto con gli altri coetanei è facile trovare un bambino che parla di più e un altro che invece non riesce ancora ad esprimersi bene.
Col passare dei mesi questa difficoltà può diventare sempre più evidente e per verificare se il bambino presenta un disturbo specifico è bene effettuare dei test che permettano di fare una diagnosi precisa.
Alcuni di questi test non riguardano esclusivamente il bambino, ma anche i suoi genitori, che sono intervistati attraverso determinati questionari, per riuscire a comprendere bene le sue varie fasi di sviluppo linguistico.
Quando ha detto la prima parola? Come si esprime per fare delle richieste?
Queste sono alcune delle possibili domande che sono poste ai familiari per avere un quadro della situazione quanto più chiaro possibile.
Il logopedista è la figura di riferimento che si occupa di trovare la soluzione strategica più idonea per i diversi casi di ritardo del linguaggio. Attraverso la sua esperienza e l’osservazione del bambino, è in grado di individuare le modalità di intervento più specifiche per ampliare il suo vocabolario e migliorare la sua capacità espressiva.
La logopedia permette ai genitori di avere delle soluzioni personalizzate per aiutare il proprio bambino, non soltanto con tecniche rivolte all’espressione del linguaggio, ma anche con attività di tipo manuale come ad esempio le attività bimanuali: il bambino è stimolato a utilizzare entrambe le mani, con attività quali tagliare un foglio con delle forbici oppure svitare il tappo di una bottiglia.
La collaborazione dei genitori è fondamentale per aiutare il bambino a sviluppare le sue forme espressive e comunicative.
Guidato opportunamente da un logopedista, il genitore del bambino che manifesta un ritardo linguistico deve operare delle strategie precise anche a casa, per stimolare il bambino nell’acquisizione del linguaggio.
Sin da piccolo è consigliabile fargli guardare frequentemente dei libri con poche e chiare immagini: a voi spetta il compito di leggere le parole e associarle al disegno, per arricchire il suo vocabolario.
Provate a raccontare una storia e poi fatevi aiutare a completarla. Bisogna stuzzicare la sua fantasia e dargli modo di esprimersi con semplici parole.
Ricordatevi sempre di parlare lentamente e scandire bene le parole. È importante fare molte domande semplici e ripetere ogni vocabolo per migliorarne la sua memorizzazione.
Sono piuttosto diffusi i casi in cui si scopre troppo tardi il ritardo nello sviluppo del linguaggio. L’impossibilità di intervenire tempestivamente impedisce di risolvere le problematiche precocemente. In questo modo si inserisce il bambino a scuola, dell’infanzia o dell’obbligo, con le sue difficoltà linguistiche che potrebbero avere ripercussioni sul suo apprendimento.
Il ritardo del linguaggio si può ripercuotere negativamente anche sulla scrittura e sulla lettura del bambino.
Una maestra che si accorge subito del problema deve informare la famiglia, che deve intervenire con le eventuali procedure di verifica per stabilire il grado di difficoltà del bambino e, insieme ad uno specialista del settore, attuare le strategie idonee.
Famiglia, scuola e logopedista devono agire sinergicamente per avviare il bambino verso uno sviluppo completo e corretto del linguaggio dal punto di vista semantico, fonologico, morfo sintattico e pragmatico.
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