Se hai un figlio in età scolare, probabilmente ti sarai chiesto almeno una volta cosa sono i BES. I bisogni educativi speciali sono stati introdotti dal Miur per garantire il diritto all’istruzione anche agli studenti con difficoltà di apprendimento.

Rientrano nel modello di una scuola sempre più inclusiva, che permette ad ogni bambino e ragazzo di potenziare le sue capacità grazie a piani didattici personalizzati. Ecco una breve guida per rispondere ad alcune delle domande più frequenti sui BES.

Il significato di BES

I BES non sono una categoria diagnostica, ma una macro area che include tutti gli alunni con particolari esigenze legate all’apprendimento. Tali necessità possono derivare da diversi fattori, tra cui disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o situazioni di svantaggio sociale.

C’è ancora un po’ di confusione sui bisogni educativi speciali, perché spesso non si sa come distinguere DSA e BES. In realtà è molto semplice: i disturbi dell’apprendimento sono una delle categorie che rientrano nei BES.

Un bambino con bisogni educativi speciali apprende le nozioni scolastiche in maniera differente, rispetto agli altri suoi coetanei. Diventa quindi necessario un supporto particolare e un percorso didattico costruito in base alle sue esigenze.

I BES durano per sempre?

Esistono condizioni in cui le misure educative speciali vengono attivate solo per un periodo di tempo limitato. Accade quando lo studente vive situazioni particolari, ma comunque soggette a miglioramento.

È il caso, ad esempio, di bambini che devono integrarsi in un nuovo contesto sociale. Può essere un Paese straniero o semplicemente un nuovo istituto scolastico.

Diverso è il caso dei bambini a cui è stato diagnosticato un disturbo evolutivo specifico. Questi alunni avranno bisogno di un supporto educativo speciale durante tutto il periodo di formazione scolastica.

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Non c’è comunque da preoccuparsi, perché con il giusto piano di studio ogni studente può affrontare il percorso accademico al massimo delle proprie possibilità.

Alunni con BES: chi sono?

I bambini con bisogni educativi speciali possono avere problematiche in una o più aree. Ecco alcuni esempi:

  • Pensiero, comprensione e apprendimento. Questi bambini hanno difficoltà generiche in tutte le attività di apprendimento. Per loro può risultare difficile imparare anche le nozioni di base, come quelle di lettura e scrittura.
  • Difficoltà emotive e comportamentali. Gli alunni con BES che rientrano in questa tipologia trovano complicato seguire le regole e comportarsi adeguatamente a scuola.
  • Linguaggio e comunicazione. Le problematiche legate a questa area riguardano la difficoltà ad esprimersi e capire ciò che gli altri dicono. È una condizione che può avere un impatto negativo anche sulla capacità di stringere legami con i compagni di classe.
  • Difficoltà fisiche. Rientrano in questa categoria gli alunni con disabilità fisiche, permanenti o temporanee, che possono influire sull’apprendimento.

La normativa ministeriale sui BES

L’introduzione di una normativa dedicata ai ragazzi con BES è un vero e proprio punto di svolta nel mondo della didattica. Nonostante la problematica sia sempre stata oggetto di interesse, negli ultimi anni i riflettori si sono davvero accesi sulle esigenze dei bambini con necessità particolari di apprendimento.

La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 ha ampliato il campo di intervento e fornito precise indicazioni per gestire le problematiche legate ai BES. Grazie a questa normativa, il Miur riconosce ufficialmente gli individui con esigenze didattiche speciali e gli garantisce il diritto a un piano di studio personalizzato.

Cosa fare in presenza di BES

La strategia di intervento in caso di BES va stabilita in base alla natura del problema. Se la difficoltà è dovuta a disabilità, è necessaria la certificazione di un medico o di una struttura convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale.

Il documento va poi mostrato al personale scolastico, che stabilisce un percorso di studio specifico. Viene quindi redatto un piano educativo individualizzato (PEI) e a seconda dei casi, il bambino può essere affiancato da un insegnante di sostegno. All’interno del PEI vengono riportati gli obiettivi di apprendimento prefissati e la strategia didattica da attuare.

La diagnosi clinica serve anche in presenza di DSA. In questo caso, il bambino non avrà bisogno di un insegnante di sostegno, ma di un piano didattico personalizzato (PDP), che indichi il modello di studio da attivare e le misure compensative per gestire il deficit di apprendimento. In questi casi può essere di grande aiuto anche il supporto di un tutor DSA.

I bisogni educativi speciali derivati da svantaggio sociale, non necessitano di un intervento di tipo clinico. È parte del lavoro dell’insegnante individuare metodi creativi e strumenti adatti a rendere più semplice la comprensione delle nozioni.

La sinergia tra insegnanti e specialisti

Tutti i percorsi di studio personalizzati possono essere redatti dai docenti, ma è comunque consigliabile agire con il supporto di specialisti, quali il logopedista, lo psicologo e il neuropsicomotricista.

Per stabilire una strategia che sappia rispondere in modo globale alle esigenze dell’alunno, è molto importante che si crei un rapporto di collaborazione tra la famiglia del bambino e il personale scolastico.

A volte si rende necessario l’intervento di figure professionali specializzate.

L’approccio clinico permette di attivare speciali programmi di potenziamento mirati allo sviluppo delle abilità del bambino. Se desideri un aiuto per migliorare l’esperienza di apprendimento di tuo figlio, prenota il primo colloquio gratuito e affidati ai migliori specialisti.