Dal punto di vista anatomo-funzionale il corpo umano non presenta differenze significative fra le sue metà, destra e sinistra, mentre esistono sensibili differenze nel cervello e quindi nell’organizzazione funzionale del Sistema Nervoso Centrale.

È noto che l’emisfero sinistro è in connessione motoria e sensitiva con la parte destra del corpo e l’emisfero destro con la parte sinistra.

Differenza tra  lateralità e lateralizzazione?

Con il termine LATERALITA, ci si riferisce sia alla conoscenza dei lati destro e sinistro del corpo che all’uso abituale e privilegiato di un emicorpo rispetto all’altro.  Dunque, intendiamo l’uso abituale di un occhio, una mano, un piede posti su uno stesso lato del corpo.

Per LATERALIZZAZIONE s’intende sia il processo attraverso cui si sviluppa la lateralità sia la capacità di individuare la destra e la sinistra sul corpo dell’altro e di proiettare questi rapporti rispetto agli oggetti e allo spazio in generale. E questo è imprescindibile per un completo e corretto sviluppo psicomotorio. Qualora questo sviluppo risulti distorto o incompleto, ne risente l’orientamento e il movimento nello spazio, il linguaggio, la scrittura, la lettura, il disegno.

Lo sviluppo del bambino

 Lo sviluppo della lateralità è strettamente connesso con le fasi dello sviluppo motorio, con la maturazione del sistema nervoso e con l’organizzazione della percezione di sé, dello spazio e del tempo. La lateralità si organizza fin dai primi mesi di vita e si conclude intorno ai 6-8 anni.

A partire dai 2-3 anni, i bambini sperimentano abilità motorie in cui iniziano a utilizzare preferibilmente un arto inferiore (calcio al pallone, saltelli su un piede, ecc.), acquisendo di conseguenza una migliore organizzazione dell’equilibrio.

In questo periodo poi, l’utilizzo con sempre maggior frequenza di strumenti atti a un fine, in particolare dello strumento grafico, imprime una netta spinta evolutiva in senso lateralizzante.

Dal terzo anno in poi, il disegno è per il bambino una rappresentazione del reale percepito, cioè fa parte di quei processi simbolici e di sintesi spaziale che indicano una maggiore specializzazione dell’emisfero dominante.

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Tra i 4 e i 5 anni il bambino acquisisce la presenza dei due emilati, ma non è avvenuta ancora la definitiva lateralizzazione: l’uso della mano non è definitivo ma alternante.

A 5 anni il bambino è in grado di discriminare i due lati del proprio corpo, anche se non sa denominarli esattamente.

Il bambino ha bisogno di provare, di sperimentare, di sentire sensazioni, di confrontare prima con una e poi con l’altra mano, prima di stabilire definitivamente l’uso dinamico e funzionale di ambedue, come avverrà verso i 6-7 anni.

La strutturazione spaziale è sicuramente una dimensione che beneficia della lateralizzazione e con l’attività grafica il bambino interiorizza e prende coscienza della dominanza laterale, cioè conferisce importanza a un lato del corpo e allo spazio ad esso vicino.

Il processo di lateralizzazione è anche fondamento (insieme alla precisione e alla coordinazione oculo-manuale) dello stabilirsi della scrittura, del suo organizzarsi nello spazio del foglio e anche dell’apprendimento della lettura.

Inoltre c’è da evidenziare che nei bambini che non hanno strutturato bene la lateralizzazione, il movimento del loro globo oculare è instabile, va avanti e indietro sul foglio senza riuscire a dominare lo spazio-parola, generando così delle inversioni.

Il problema si pone, tutte le volte che l’insegnante si trova di fronte un bambino con problemi di lateralità; è necessario stabilire, quale lato è dominante nel bambino; sarà opportuno non intervenire indicando l’uso di una mano o dell’altra, di un piede o dell’altro, usando i termini «sinistra» e «destra», ma lasciare al bambino la libertà di realizzazione, almeno per un periodo di tempo.

In caso di incertezza è bene segnalare il caso perché vengano somministrate al bambino prove specifiche, vengano raccolte notizie dalla famiglia e, nei casi più difficili e complessi, venga effettuata una valutazione neuropsicomotoria.